Rinascimento sconosciuto a Trieste
Mercoledì scorso abbiamo avuto come ospite Antenore Schiavon che ci ha intrettenuto su un tema davvero particolare: “RINASCIMENTO SCONOSCIUTO: Criptografia polialfabetica nella Trieste del 400 e decifrazione della data di fondazione della nostra città”. Pubblichiamo un breve sunto del tema trattato che ci perviene dall’autore.
RINASCIMENTO SCONOSCIUTO Criptografia polialfabetica e Divina proporzione nella Trieste del ‘400. Presentazione dell’iscrizione in quattro alfabeti liturgici incisa sul portale della “Casa della Sapienza” al centro della Trieste quattrocentesca.
La decifrazione dopo 500 anni di quella che allora era ritenuta la data di fondazione della nostra città e dell’iscrizione polialfabetica (ebraico, greco, latino e glagolitico) di casa Montecchi – Cancellieri (il cui portale è ora conservato presso il Civico Museo – Orto Lapidario) apre nuove vie di lettura del nostro Rinascimento e del “programma signoriale” dei cancellieri triestini del ‘400.
La necessità di uscire dall’irrigidimento culturale medioevale e di portare la piccola comunità verso i “nuovi cieli” del Rinascimento e la “nuova terra” dell’Umanesimo, aveva spinto i rettori della civitas a ricercare nuovi sistemi cognitivi fra le realtà storiche sepolte. Il programma si accordava ed andava ad integrare quello più universalistico, e necessariamente plurilingue, portato avanti dai vescovi Enea Silvio Piccolomini (Papa Pio II) e Pietro Bonomo (patrocinatore della traduzione del Nuovo Testamento in glagolitico).
Dopo aver ritrovato fra i resti della Sapienza dimenticata (Refulgentia), il filo dell’Intelligenza perduta (Ars reminiscendi), quegli illuminati precursori s’incamminarono verso i futuribili della Città ideale (Piccolomini), dell’arte “misurata” (la Divina proporzione di Pacioli e Leonardo…), dell’Età dell’oro vissuta al presente (Ficino, Raffaello..) e della Dignità somma dell’Umano, principio e fine del messaggio del Dio incarnato (Pico della Mirandola). Nuove forme di conoscenza e di comunicazione scaturirono dalla coltivazione dell’“intelligenza del sogno” (Hypnerotomachia), o della “fantasia esatta” come la chiamava Leonardo. In particolare dal recupero dell’antica “discrezione comunicativa” (la disciplina dell’Arcano) presente nella Rivelazione ultima (Apocalisse) derivò l’arte di sigillare il significato recondito di cose ed eventi (ierofanie) entro il linguaggio cifrato della “nuova profezia”. Ed è grazie alle più recenti scoperte su quel codice enigmatico (fatto di grifi, emblemi, simboli e crittogrammi) e sulla crittografia polialfabetica del De componendis cifris (Gematria) – concepito segretamente in Vaticano da un artista al di sopra di ogni sospetto come Leon Battista Alberti – che possiamo risalire oggi al significato di questo singolarissimo manufatto.
Antenore Schiavon