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Aiutiamo i giovani promuovendo lo sport

13 aprile 2017
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La Presidente con Marcella Skabar B.

12 aprile 2017. E’ stata nostra ospite Marcella Skabar Bartoli, ex atleta azzurra di origine triestina, campionessa italiana e primatista italiana nel giavellotto e oggi Presidente dell’Associazione Nazionale Atleti Azzurri d’Italia di Trieste.  Con la sua relazione dal titolo “Aiutiamo i giovani promuovendo lo sport”, ha voluto ricordare l’importanza dello sport nella formazione del carattere dei giovani ricordando inoltre tutti i triestini che i sono distinti nelle discipline sportive.

Di seguito il testo della relazione.

Un grazie sentito per l’invito alla presidente Cristiana Vidali e a tutti i soci di questo prestigioso Club Service, alla cui fondazione ho avuto l’onore di presenziare nel 1983.
Sono anche molto contenta di poter svolgere il tema “aiutiamo i giovani promuovendo lo sport”, sport in cui credo fermamente e che ha segnato anche la mia vita. Son qui con Matteo Bartoli, presidente regionale degli Azzurri, con la direttrice del CONI Emanuela Zorzin e con Carlotta, bravissima stagista CONI.
Sono un’Atleta Azzurra, e si sa che gli Azzurri sono coloro che rappresentano l’Italia in competizioni internazionali, vestendo la mitica Maglia Azzurra.
Ho iniziato a fare atletica grazie a mia madre: ero un’adolescente robusta, frastornata e indecisa fra diventare suora o cantante, dovevo socializzare, trovare amicizie, uscire. Fu subito grande amore con lo sport. Ho iniziato a 14 anni e già a 15 ero in nazionale con il lancio del giavellotto. Ho vinto alcuni titoli italiani, stabilito alcuni record e sono stata in Nazionale per una decina d’anni. Ma non sono mai stata ad un’Olimpiade, nell’atletica è particolarmente difficile.  A Trieste intervallo di 72 anni fra il 1928 con la Polazzo e il 2000 con la Coslovich.
Andavo bene anche nel disco, e con mia sorella che gettava il peso, eravamo le “Kessler” dell’atletica. Non perché fossimo belle come loro, ma perché avevamo copiato la calzamaglia nera voluta dalla censura televisiva.  Poi ci copiò tutta Italia.  Noi l’avemmo in anteprima dal maglificio Venjulia, presieduto da Missoni, con Oberweger che procurava le commesse a Roma e con Livio Fabiani che era l’unico che vi lavorava qui a Trieste.
E’ pleonastico dire che lo sport aiuta i giovani a raggiungere una formazione completa, fatta non solo di studio, ma di relazioni, di sentimenti e di emozioni.
Lo sport coinvolge gli esseri umani in tanti modi, da atleti, da tifosi, viene adoperato per sfogare istinti aggressivi, adoperato per veicolare messaggi pubblicitari, per fare politica, per scalare il potere, per fare spettacolo, ma in fondo è l’attività più naturale dell’uomo.

Fin dall’antichità l’uomo si è misurato con gli animali, con sé stesso e con gli altri, e le civiltà greca e romana hanno lasciato numerose testimonianze attraverso l’arte.
Ne ricordiamo alcune
– il bel mosaico in Piazza Armerina delle “giocatrici di palla
– “la fanciulla corridrice”, cioè ATALANTA, figlia di re che sfidava i pretendenti nella corsa,
– i bronzetti etruschi di lanciatore di giavellotto e lanciatore di dardi,
– e poi le scene di caccia, soprattutto sui crateri e sulle anfore,
– le rappresentazioni dei lottatori, dei pugili, con i cesti sulle mani, morbidi o duri, o nella lotta durissima fino alla morte del pancrazio
– i saltatoti in lungo, con le altere, pesi facilitanti il trascinamento del corpo,
Ma sicuramente una delle statue più famose è il DISCOBOLO DI MIRONE, conservato presso il Museo Nazionale Romano.
Testimonianze di una storia sportiva, che per comodità dividiamo in Olimpiadi antiche e Olimpiadi moderne.
Le antiche risalgono al 776 a.C. e si svolgevano a Olimpia, la prima gara fu la corsa, sulla misura detta stadium. La tregua olimpica durava 3 giorni, il periodo che intercorreva fra i Giochi si chiamava Olimpiade, termine poi esteso ai Giochi stessi.
Dopo lo scandalo della strage dei 7000 presenti nello stadio a Tessalonica, Teodosio si pentì e si sottomise all’autorità religiosa, al vescovo Ambrogio, sospendendo le Olimpiadi nel 393 d.C. , considerandole ormai Festa pagana.
A un certo punto della storia il barone Pierre de Coubertin, analizzando una sconfitta militare, ne trasse la convinzione che i fisici erano deboli e non ben formati. Volle trovare il modo di stimolare l’educazione fisica, di avvicinare le nazioni e di permettere ai giovani di confrontarsi in battaglie sportive e non in guerra. Venne indetta la prima Olimpiade moderna ad Atene nel 1896. Ma contrariamente alla tradizione antica le guerre non vennero sospese, anzi, furono le Olimpiadi stesse ad essere sospese, nel 1916, 1940 1944.
In seguito le Olimpiadi divennero campo di battaglia per la guerra fredda, e si maturarono numerosi boicottaggi.
Macroscopico fu quello degli USA con Carter presidente, per Mosca nel 1980, che coinvolse altri 67 Nazioni. Inutilmente gli atleti statunitensi si opposero a tale decisione, con il sano concetto che “l’Olimpiade è degli atleti e non della politica”. Persero la causa. Quattro anni più tardi a Los Angeles l’Unione Sovietica ricambiò il boicottaggio.

Ma non siamo qui per parlare della storia dello sport ma di come lo sport stesso influisca sulla formazione dei giovani.  Di tutti i giovani, in particolare dei disabili, che attraverso lo sport riescono a superare i loro limiti e a trovare motivazioni esistenziali.
FATTORI: talento, geni, (propriocezione),  genitori,  scuola – meritocrazia,  allenatori, società,  CONI e federazione, Nazione. 

Tutto ruota attorno all’atleta, un essere umano che trova nello sport l’affermazione pura della meritrocazia. I risultati sono merito tutto suo, non sono influenzabili da raccomandazioni e pressioni, salvo in rari casi di formazione della squadra, dove può esserci qualche manipolazione. Contano i talenti ed i geni.
E contano molto i genitori: esser bravi genitori vuol dire aiutare i figli ad esprimere tali talenti, e a indirizzarli verso fatiche, regole, vittorie e sconfitte.
Ovviamente contano gli insegnanti, la scuola, e le società sportive.
Le Federazioni del CONI poi con la loro autonomia possono condizionare il successo dei propri atleti.
L’accesso alle strutture educative è facilitato nelle Nazioni più evolute, con premi e borse di studio per gli atleti migliori. Basti citare l’ammissione gratuita ai college nei Paesi anglosassoni.
Rare, ma per fortuna esistono, anche in Italia delle buone opportunità, le varie Accademie, Modena, Livorno, alcune Università, tipo Pavia, i licei sportivi come il Bachmann a Tarvisio, etc..
Ma moltissimo dipende dagli insegnanti, fin dall’asilo, fin dalle scuole elementari. Se sono motivati, se amano lo sport, se capiscono quale aiuto possa dare ai giovani, allora abbiamo veramente la quadratura del cerchio per una formazione rispettosa di corpo e mente.
Pur nei cambiamenti delle due guerre e della società in generale, per fortuna le società sportive continuarono ad essere un punto d’incontro della migliore gioventù. Mitica la SGT nata nel 1863, la mia società, secondo sodalizio per anzianità in Italia, primo a Trieste, che accoglieva e accoglie i piccoli di ambo i sessi nelle sue storiche palestre. Una manifestazione di cultura sportiva, quella triestina , particolare ed antesignana al resto della regione e di tutta Italia.
E ancora a proposito di insegnanti e scuole, recentemente ho rivisto il film su Jesse Owens, atleta/studente di colore, che riuscì ad umiliare i concetti della supremazia della razza ariana di Hitler vincendo 4 ori a Berlino nel ’36. Già allora lui poteva allenarsi a tempo pieno vivendo gratuitamente, e per meriti, al College, dove c’era il miglior allenatore statunitense. Poi nella vita non ebbe molto rispetto, i tempi non erano ancora maturi per la parità delle razze.
Il predominio della razza bianca sta diminuendo vistosamente nello SPORT, e quasi a compensare il divario sociale quella nera sta avendo il sopravvento in quasi tutte le discipline, anche in quelle più tecniche. Ricorderete certamente il fenomeno straordinario di Simone Biles a Rio nella ginnastica artistica.
Va detto che il CONI, qui rappresentato dalla direttrice di Trieste Emanuela Zorzin, ricerca in tutti i modi di coinvolgere gli Istituti scolastici nell’avvio allo sport dei giovani.
A mio modesto avviso dovrebbe riuscire a dare ai Campionati Studenteschi un’immagine mediatica nuova e più brillante, coinvolgente, famosa, che attiri i giovani in un confronto fra Scuole visibile in TV.
Ogni Nazione civile ha un organismo che organizza lo sport. In Italia c’è il CONI, in altre Nazioni, di solito, è un Ministero dello Sport. .
Il grado di civiltà e di potenza di una Nazione viene consolidato proprio dalla capacità sportiva della Nazione stessa, ed è palese nella sfilata degli atleti alla cerimonia d’inaugurazione dell’Olimpiade.

Ma parliamo di ATLETI AZZURRI.
Essi sono ambasciatori dell’Italia nel mondo, e sono proprio quei modelli di riferimento ai quali i giovani ri rifanno con ammirazione, cercando di emularli per migliorare sé stessi.

L’Associazione degli Atleti Azzurri
è’ nata nel 1948, per mantenere vive memorie degli atleti e delle gesta che avevano fatto grande l’Italia.
Dopo la nascita, si sviluppò in quasi tutte le provincie d’Italia, legò gli animi con la pubblicazione della rivista MAGLIAZZURRA.
Il quoziente di Azzurri di Trieste è il più alto, e la Sezione degli Azzurri che rappresento è la più numerosa, sempre in tutta Italia. Notevole e peculiare è la partecipazione femminile.

La mia Associazione persegue varie finalità : (elenco)

– promuovere l’ideale della Maglia Azzurra quale valore olimpico e culturale
b – mantenere vivi tra i soci i vincoli di solidarietà sportiva ed umana
c – rendersi depositaria delle tradizioni dello sport azzurro ed esaltarne lo spirito come stile e concezione di vita. (Mantenere le memorie e indicare dei testimonial di riferimento – Libri e Mostra) mettendo
d – stimolare l’avviamento dei giovani alla pratica sportiva, mettendo a disposizione di tutti gli organismi sportivi la collaborazione specifica degli Azzurri (collaborazione con il Comune di Trieste – foto Cerimonia consegna dei Premi)
e – prestare, secondo le disponibilità, assistenza morale e materiale ai Soci indigenti ed impegnarsi per il loro inserimento nel mondo del lavoro al termine dell’agonismo (patronato)
f – promuovere rapporti con Associazioni similari straniere valorizzando così l’ideale sportivo come mezzo di coesione e solidarietà fra i popoli (Convegno Internazionale con Nazioni limitrofe e i loro Comitati Olimpici, mozioni portate per 4 volte al Parlamento Europeo a Strasburgo e alla Commissione d’Europa a Bruxelles – foto Commissione europea)
g – indire ed organizzare eventi onlus a scopo di promozione (coorganizzazione nei Memorial Calligaris, Lokar, Pettarin, Vascotto) foto piscina
h – curare i rapporti con il mondo della scuola ai fini di creare una cultura sportiva (invito a visitare la Mostra con relatori Azzurri famosi) foto visite Mostra

Cerchiamo, anche se lo Statuto non lo prevede, di sensibilizzare i governanti.
Siamo stati come detto a Strasburgo e a Bruxelles con mozioni stimolanti un livellamento delle tutele di tutti i Paesi aderenti.
Le specifiche Commissioni hanno discusso con noi sulla linea di condotta europea, così sintetizzate:
a) contrastare le minacce transnazionali allo sport quali il doping, la manipolazione delle partite, la violenza, il razzismo e l’intolleranza;
b) sostenere la buona governance nello sport e le doppie carriere per gli atleti;
c) promuovere l’inclusione sociale, le pari opportunità, la partecipazione alle attività fisiche e alle iniziative di volontariato nello sport.

E’ Intuibile come le varie voci si prestino a disamina lunga e variegata.
Da parte nostra abbiamo rimarcato la necessità di un livellamento fra Nazioni sul trattare i problemi legati al traumatico momento del post-agonismo, cioè quando l’atleta di vertice, occupato fino ad allora a TEMPO PIENO nello sport lo abbandona per entrare nel mondo del lavoro, quasi sempre in grave ritardo e con scarsa preparazione, proprio avendo servito per tanti anni la Nazione.
Ogni Nazione europea tutela in modo diverso i propri atleti di vertice.
In Italia non ha nessuna tutela se è dilettante, e noi riteniamo che dovrebbe avere invece dei diritti, ad esempio: 

  • al versamento dei contributi figurativi per il periodo della Nazionale (i contributi esistono solo per i professionisti),
  • ad un punteggio per i concorsi pubblici,
  • ad una riserva di posti di lavoro presso il CONI o il Ministero dello Sport all’istituzione di specifiche case di riposo come per i lavoratori dello spettacolo,
    all’inserimento negli Organi Sportivi per arricchirli con le peculiari esperienze

Al Lions trovo una presidente donna, e quindi faccio un cenno sulle pari opportunità invocate dalla Commissione Europea.
I sogni delle donne sono uguali a quelli dei maschi, ma la loro realizzazione è molto diversa. Le pari opportunità sono ancora lontane.
La differenza tra gli atleti Uomo e Donna, è che l’uomo può essere un professionista (legge 91/81), e la donna NO. In questi giorni l’onorevole COCCIA ha presentato un disegno di legge per un cambiamento. Attendiamo notizie.
Al momento le donne atlete in Italia non hanno diritto di accedere allo sport professionistico in NESSUNA disciplina sportiva, nemmeno il tennis. Esempi lampanti Pennetta e Vinci, Pellegrini, Cagnotto, etc.
Il professionismo offre strumenti di tutela in ogni campo (previdenziale, assistenziale, contrattuale, assicurativo, ecc.) mentre il dilettantismo non ha alcuna tutela giuridica, nessun diritto di pretendere un contratto, nessun diritto di avvalersi della giustizia ordinaria in caso di controversia.
Le eccezioni e le norme le stabiliscono in autonomia le Federazioni Nazionali.
Le migliori atlete possono solamente aspirare ai gruppi militari, escamotage tipico all’italiana, che diventano FINTE carabinieri, guardie forestali, guardie di finanza, etc.. e quindi hanno i contributi, e le tutele come un vero lavoro.
Anche le dirigenti sportive soffrono di disparità.
Abbiamo la tipica piramide. La base delle atlete è molto ampia, e alcuni sport sono solamente femminili, soprattutto gli artistici. Ma poi si assottiglia fino quasi a scomparire, al vertice, quando si parla di dirigenza sportiva.
In Italia ci sono 91 Enti Nazionali sportivi, e viene coordinata l’attività di circa 12 milioni di tesserati di tutte le età, con recente alto sviluppo delle attività master.
Ebbene, nessuno di questi Enti è presieduto da una donna.
Anche il CIO, il potente ed elitario Comitato Olimpico Internazionale, non è mai stato presieduto da una donna, e il suo Consiglio si avvale di 111 membri, di cui solo 6 donne, particolarmente potenti o di alto lignaggio.
Nel Consiglio Nazionale CONI, nessun presidente donna, solo qualche rappresentante degli atleti.
Nel Consiglio Regionale CONI, come vedete, solo 4 su 53.  Rare le eccezioni, con poche Presidenti di Club, allenatrici e arbitri, comunque impegnate nei ruoli più servizievoli e di scarso potere.
Nei team dirigenziali delle squadre nazionali c’è quasi sempre una donna, ma non è mai il numero 1.
Noi Trieste abbiamo 3 eccezioni a Roma, Sara GAMA nella Federazione Calcio, Valentina TURISINI nella Federazione Tiro a Segno, e Margherita Granbassi nel numero dei rappresentanti degli atleti nel Consiglio Nazionale CONI.

In conclusione, le pari opportunità sono spesso parole vuote.
Dovremmo, a parere di noi donne sportive:

  • ribadire il concetto di meritocrazia indipendentemente dal sesso
  • proporre una riforma, facendo modificare l”art. 2 della legge 91/81 sul professionismo togliendo la parte che dice “demanda alle Federazioni”
  • entrare nelle istituzioni, nelle stanze dei bottoni, nei Consigli di Federazioni e Società, ricercando sostegni forti e politici (almeno applicare le quote rosa, anche se umiliante…)

Come detto l’Associazione Atleti Azzurri dedica particolare attenzione alla promozione dello sport.
Ogni città è libera di agire.   Trieste, nei miei 30 anni di presidenza,
– ha rinverdito la fama degli Azzurri con la trasmissione televisiva “Obiettivo sport” di Teleantenna dal 1988 al 1990,
– ha coorganizzato la “Trieste corre a New York” per tre volte, dal 1990 ogni 5 anni, portando nella Grande Mela oltre ai 250 partecipanti alla maratona, una fetta di triestinità con personaggi famosi, scrittori, imprenditori, artisti, politici, economisti.
– ha istituito nel 1990 per i Campionati Mondiali di Calcio, la Mostra Fotografica permanente-Videoteca, , installata poi nello Stadio Rocco nel 1993 con l’apertura dello stadio, e intitolata nel 2001 a “luca Vascotto”, lo sfortunato canottiere deceduto durante l’Olimpiade di Sidney.
La Mostra viene visitata da scolaresche e tifosi, ed è punto d’incontro per attività culturali sportive, premiazioni, etc.., la gestiamo ma l’abbiamo donata al Comune di Trieste.
– ha pubblicato 4 libri, 3 sui protagonisti e sulla storia locale, e due volumi sugli Olimpici del Friuli Venezia Giulia
D’accordo con il Comune di Trieste ha intitolato strutture:
– il PALAZZURRI, costruito con generosità e impegno da Mario Cividin e Matteo Bartoli, rispettivamente per la Pallamano e per la S.G.T.
– Il Piazzale Atleti Azzurri davanti allo stadio Rocco,
– Il giardino a Borgo San Sergio per la cestista Chiara LONGO
– il belvedere davanti la scuola a Servola per il ciclista Guido DESANTI
– la pista ciclabile a Giordano COTTUR
– il PalaTrieste a Cesare RUBINI
– il Palazzetto di Chiarbola al lottatore Giorgio CALZA
– Il Polo Natatorio a Bruno Bianchi e le piscine a Romana Calligaris, e Alfredo Toribolo
– Il Piazzale Tino STRAULINO e Nico RODE
– ha svolto numerosi convegni internazionali,
– e un grande e mitico Raduno per il 50° della fondazione dell’ANAOAI, proprio a Trieste nel 1998

E poi puntiamo alle attività più attuali e “visibili” , utilizzando testimonial sportivi d’eccezione, o per fama raggiunta o per risultati ottenuti, che riescono a stimolare l’emulazione.
Nelle nostre manifestazioni non manchiamo mai di invitare i nostri tre ORI OLIMPICI:
Irene CAMBER, olimpionica di fioretto a Helsinki nel 1952
Nino BENVENUTI, oro nel pugilato a Roma ’60
Abdon PAMICH, marciatore d’oro a Tokionel 1964
e numerosi altri Amici quali Livio Berruti, Dino Meneghin, i tuffatori Cagnotto e Di Biasi spesso a Trieste, e tanti altri.

E proprio l’annuale cerimonia di consegna dei PREMI ATLETI AZZURRI, oltre a dare il dovuto GRAZIE agli Atleti, raggiunge proprio lo scopo di stimolare i giovani all’emulazione.

Ed ecco una carrellata di Azzurri dell’ultima annata. In febbraio 2017 abbiamo premiato ben 94 ATLETI nel Ridotto del Teatro Verdi, sempre piccolo per noi. A Trieste non abbiamo una sala per 300 persone.

In conclusione ci spendiamo per raggiungere l’obiettivo di aiutare i giovani, anche disabili, a praticare lo sport, (il 20 maggio daremo il Premio Barcola proprio alla CALICANTO dello sport integrato)  perché siamo sicuri e certi che esso porti gioia, formazione, amicizie,
superando le divergenze umane su razze e popoli, e alimentando quell’indispensabile utopia del bene comune che ci fa vivere tutti assieme.

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