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Il fantasma di Ebola

21 novembre 2016
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Prof.ssa Cinco insieme al Cerimoniere Chelucci e alla Presidente Vidali

9 novembre 2016. La nostra socia Marina Cinco Del Fabbro, Prof.ssa del Dipartimento di Scienze Biomediche  dell’ Università di Trieste, ha tenuto una relazione dal titolo “Il fantasma di Ebola”.

Sebbene in molti paesi l’epidemia sia stata dichiarata conclusa,  recenti studi hanno evidenziato che nel cervello dei sopravvissuti si anniderebbe quello che è stato ribattezzato come il fantasma dell’ebola, una sorta di sgradita eredità che consisterebbe in una serie di sintomi neurologici anche molto gravi che si manifesterebbero diversi mesi dopo la guarigione.

Relazione Prof.ssa Marina Cinco Del Fabbro

Il fantasma di Ebola

L’ultima epidemia da virus Ebola presentatasi nel 2014-2015 non si è limitata a focolai isolati come nel passato, ma è dilagata nei centri urbani  varcando i confini di Guinea, Leon e Liberia. Alla fine di questa epidemia paragonata alla “peste nera” per la sua inarrestabile diffusione e mortalità si sono contati più di 28.000 ammalati con un tasso di letalità del 70-90 %. L’aumento della mobilità degli abitanti , contatti e promiscuità con gli ammalati , rituali funerari  non adeguati sono tutti elementi che hanno incrementato la diffusibilità del virus coinvolgendo anche operatori sanitari occidentali. L’ organizzazione Mondiale della Sanità  (WHO) ha quindi promosso una serie di iniziative atte a contenere il morbo, tra cui l’allestimento di un vaccino in tempi abbreviati. Nel frattempo comparivano antivirali specifici tra cui lo ZMap, costituito da anticorpi monoclonali e la sieroterapia con anticorpi di convalescenti.

Nel Giugno del 2016 l’Africa e stata considerata “Ebola free”  lasciando tuttavia oltre ad una scia di morti  e notevoli problemi  alle già fragili economie africane, alcuni  interrogativi sullo stato di salute dei sopravvissuti. Ben 1000 sopravvissuti alla malattia sono stati e vengono continuamente controllati per la presenza del virus nel sangue. Una certa parte di essi ha manifestato nel tempo, a 7 – 30 giorni dalla guarigione, gravi disturbi agli occhi, sintomatologie neurologiche ed articolari; il paziente Ian Crozier addirittura  ebbe un cambiamento di colore all’iride . Nella gran parte di questi  sopravvissuti con disturbi, il virus veniva riscontrato nel sistema nervoso, umor vitreo e anche nel liquido seminale.

Questi reperti indicano che in certi sopravvissuti il virus non viene completamente eliminato, ma sopravvive in distretti protetti dell’organismo: ne possono derivare  serie affezioni oculari, meningiti, nati morti e morti improvvise. Si parla quindi di sindrome post-Ebola.

E se questi soggetti divenissero nuovamente contagiosi? Avremmo una nuova epidemia.

Risorse in rete:   Il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica

 

 

 

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