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I musei civici di Trieste fra passato, presente e futuro.

6 giugno 2014
Museo Revoltella oggi

Il Museo Revoltella…

Museo Revolatella ieri

.. ieri e oggi.

Con piacere è stata con noi la dott.ssa Maria Masau Dan,  Direttore del Servizio Museo Arte Moderna Rivoltella, Musei Civici di Trieste, la quale ha tenuto una breve conversazione sui musei civici.  Grande l’interesse e numerose le domande, soprattutto riguardo alla prossima apertura del Museo della guerra per la pace “Diego de Henriquez” e alla creazione di un Museo della città.

I musei civici di Trieste fra passato, presente e futuro

I musei civici di Trieste rappresentano un patrimonio di grande valore, sia per il numero (sono ben dodici i musei che raccolgono archeologia, storia e arte, e quattro i musei scientifici) sia per la varietà delle collezioni, che rispecchiano fedelmente la complessità della storia locale ma anche la generosità dei cittadini che fin dalla metà del secolo XIX hanno voluto donare alla pubblica fruizione i loro beni: così oggi è possibile visitare, tra l’altro, alcune splendide dimore ottocentesche degne di una capitale, come Palazzo Revoltella,  Villa Sartorio e il Museo Morpurgo, complete di arredi e ornate da preziose raccolte di opere d’arte e di arti decorative.

Accanto a questi musei, però, vanno ricordate le gloriose istituzioni che si sono formate e si sono sviluppate grazie al paziente lavoro di ricerca di alcune generazioni di studiosi.

Innanzitutto quelle che conservano le antichità cittadine, come il Civico Museo di Storia ed Arte, denominazione tradizionale ma poco efficace (e destinata a un prossimo aggiornamento) per identificare la sede che, alle pendici del Castello di San Giusto, ospita eccezionali reperti dell’antico Egitto e della Magna Grecia, della preistoria e dell’epoca romana, in parte provenienti da prestigiose collezioni private e in parte da scavi effettuati alla fine dell’800 da grandi archeologi come Carlo Marchesetti.     Ma nel gruppo dei musei centenari va inserito anche il Museo Revoltella, galleria d’arte moderna nata dall’eredità di un grande finanziere dell’Ottocento che la dotò anche di una cospicua rendita per consentirle di crescere. E la crescita fu così imponente da richiedere un ampliamento degli spazi fino ad occupare un intero isolato trasformato in sede museale su progetto del grande architetto Carlo Scarpa.   E va citato anche il Museo teatrale “Schmidl” frutto della passione di un collezionista ma allo stesso tempo specchio fedele della straordinaria vivacità della vita teatrale triestina.   Ultimo nato (2001) , tra i luoghi dedicati alle arti, il Museo d’arte orientale, in cui si conservano i tesori – porcellane, sete, armi, stampe – che i marittimi triestini impegnati sulle rotte verso l’Estremo Oriente portavano a casa dai loro viaggi.

Dopo il passaggio di Trieste dall’Impero asburgico al Regno d’Italia si pose il problema della rappresentazione della storia recente della città, e così nel dopoguerra nacque il Museo del Risorgimento, ospitato in un edificio di particolare pregio architettonico costruito negli anni trenta su progetto di Umberto Nordio a fianco della cella che ospitò il martire Guglielmo Oberdan. Qui sono conservate le memorie del ’48, dei garibaldini, dei movimenti nazionali e del coinvolgimento di Trieste nella prima guerra mondiale, con particolare attenzione per i volontari che si unirono all’esercito italiano e agli eroi che furono decorati di medaglia d’oro. Trieste non fu risparmiata neppure dalle tragedie collegate al secondo conflitto mondiale ed è per questo che sono nati altri due musei storici, quello della Risiera di San Sabba (1975) e il Sacrario della Foiba di Basovizza (2007).

A completamento del polo museale storico, che – va ricordato – comprende anche il Castello di San Giusto, imponente simbolo della grandezza di Trieste, sta per aggiungersi il Museo della guerra per la pace “Diego de Henriquez”, una eccezionale collezione di mezzi militari, oggetti e documenti relativi alla prima e alla seconda guerra mondiale, per la quale il Comune sta ristrutturando la vasta area dell’ex caserma “Duca delle Puglie” di via C. Cumano. Già quest’estate verrà aperto al pubblico il primo padiglione del museo, che ospiterà la sezione dedicata alla prima guerra mondiale, documentata da armi pesanti, ma anche da veicoli di vario genere, mezzi corazzati, ambulanze, autocarri, attrezzature da campo ecc. ecc. e da un carro funebre che ricorderà il funerale dei due arciduchi assassinati a Sarajevo il 28 giugno 1914.

Non è questa l’unica novità nel sistema museale triestino. Da qualche anno è iniziata un’opera di ammodernamento delle sedi, con allestimenti rinnovati nelle forme, nell’illuminazione e nei colori, inserimento di tecnologie, di maggiori informazioni, di materiali didattici. Si è cominciato nel 2012 con un intervento di parziale ristrutturazione dell’esposizione del Museo del Risorgimento, mentre nel 2013 è stato completamente rinnovato l’interno del Museo d’arte orientale e si è modificato sostanzialmente l’assetto del Museo Sartorio, dove il nucleo dei capolavori provenienti dall’Istria e ricoverati in Italia durante la guerra (in deposito per conto del Ministero per i beni culturali) è stato spostato dal sotterraneo al pianterreno e la sezione dedicata alle ceramiche ne ha preso il posto nel sotterraneo. Sempre nel 2013 si è potuto fare un cospicuo intervento di restauro nel giardino ottocentesco del Museo Sartorio, dove, grazie alla generosità di una nota famiglia triestina, i Costantinides, si è ricreata l’atmosfera originaria, rallegrata da nuove piante e fiori.
Proprio in questi giorni viene presentato il nuovo allestimento della sala dei vasi greci a figure rosse e figure nere nel Museo di Storia ed Arte, prima tappa di un processo di rinnovamento e ampliamento che entro il prossimo anno ne modificherà completamente il primo e il secondo piano. Ma nel 2015 anche il Museo della Risiera di San Sabba sarà rinnovato grazie a un finanziamento statale destinato ai musei di storia contemporanea.

Fin qui il passato e l’attualità. Ma quali sono le prospettive future dei musei triestini?

Considerata la vastità del patrimonio, di cui solo una parte è organizzata e visibile al pubblico, si può dire che il potenziale di queste istituzioni è ancora in buona parte da sviluppare e può contribuire ulteriormente alla rappresentazione della storia e dell’identità cittadina. Ma in questo momento si deve porsi anche un problema più generale sulla funzione culturale di queste istituzioni: per quanto preziosi e frequentati, i nostri musei documentano veramente “tutte” le vicende storiche della città? E quanto rimane escluso, specialmente della storia del ‘900? Riflettendo sul patrimonio nel suo insieme non si può non osservare che i musei sono stati per molto tempo solo contenitori di oggetti preziosi e rappresentazione delle sole classi “alte”, come del resto in tutte le altre città, mentre in tempi più recenti si percepisce il loro evolversi in “contenitori di storie”, in percorsi narrativi più studiati e complessi che riguardano non solo singoli individui o famiglie, ma la società intera.

Applicando questa formula alla situazione triestina, pur così ricca di proposte, si coglie subito la mancanza di un museo che rispecchi la città nel suo insieme e spieghi i mutamenti avvenuti nel tessuto urbano, nel tessuto sociale e nel tessuto economico.  Si sente la necessità di un “museo della città” secondo i modelli già collaudati in tante realtà italiane, ma soprattutto straniere (si pensi agli esempi di Vienna, Londra, Amsterdam, Parigi) in cui sia rappresentato lo sviluppo della città dalle origini ai nostri giorni attraverso mappe, plastici e fotografie, ma si approfondiscano anche temi che non sono presenti in nessun museo cittadino: tanto per fare degli esempi l’architettura, il porto, i cantieri navali, le compagnie di assicurazione, gli incroci di culture, lingue e religioni, le tradizioni popolari, la letteratura, la psicoanalisi, lo sport, ecc.

Il Comune di Trieste, nella persona del Sindaco attuale, Roberto Cosolini, ha affrontato recentemente il problema del “museo della città” nel momento in cui si è valutata la possibilità di un intervento di ristrutturazione di uno dei palazzi più belli e più grandi di Trieste, Palazzo Carciotti. Qui, tra diverse attività possibili, pubbliche e private, riuscirebbe a trovare spazio anche un museo della città, che potrebbe chiamarsi “Museo di Trieste” ed essere progettato come un percorso di sintesi della storia cittadina e di tutti gli aspetti caratterizzanti l’identità locale.

Maria Masau Dan

Diego de Henriquez (risorse reperite sul web):  il personaggioi diari (a cura di Vincenzo Cerceo)

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