Collaborazioni volontarie in zone soggette ad aggressioni belliche
E’ tornato con noi Carlo Baccigalupi, professore ordinario e coordinatore di dottorato presso il gruppo di Astrofisica e Cosmologia della Sissa di Trieste, che ci ha parlato “Collaborazioni volontarie in zone soggette ad aggressioni belliche”, in particolare negli Istituti in Ucraina, dove la presenza costante a fianco dei colleghi, consentirà una auspicabile ripresa.
Il Prof. Baccigalupi, ha mostrato come la comunità scientifica possa diventare un presidio di resilienza civile nelle aree colpite dalla guerra, con un focus sull’Ucraina. La sua tesi è semplice e concreta: una presenza internazionale costante, organizzata e competente aiuta persone, istituzioni e progetti a resistere oggi e a ripartire domani. Non è un gesto simbolico. È lavoro quotidiano fatto di didattica, mentoring, progettazione, raccolta fondi e ricostruzione di reti.
Il quadro di partenza è duro. Università, osservatori e laboratori hanno subito danni estesi, i bilanci per la ricerca si sono ridotti, gli stipendi accademici sono scesi e una quota non trascurabile di ricercatori e studenti è emigrata o sfollata. Alcune infrastrutture chiave sono state colpite o rese inaccessibili, con riparazioni solo parziali e servizi scientifici ridotti. Il capitale umano ha sofferto soprattutto nelle fasce più giovani. Senza interventi mirati il rischio è la dispersione di competenze e la perdita di intere linee di ricerca.
Baccigalupi collega il tema della resilienza al metodo scientifico: riconoscere gli errori, separarli in componenti statistiche e sistematiche, intervenire sugli strumenti, verificare i dati. Lo stesso approccio serve nei sistemi sociali e informativi, dove l’assenza di filtri e controlli genera errori macroscopici e vulnerabilità. La scienza non offre slogan ma procedure verificabili. Questa lucidità è il contributo più prezioso che i ricercatori possono portare anche in tempo di guerra.
L’esperienza diretta in Ucraina dimostra che stare accanto è possibile. Le prime missioni sono partite già nel 2023, poi la partecipazione a momenti istituzionali, fino all’organizzazione di una scuola di astrofisica e cosmologia per studenti ucraini nell’agosto 2025. La logica è chiara: portare insegnamento, tutoraggio e preparazione a bandi competitivi direttamente dove le comunità accademiche resistono, compatibilmente con la sicurezza. Ogni visita, seminario o tesi seguita è un mattone che resta.
Per trasformare queste azioni in un programma stabile il relatore propone una struttura essenziale: creare e agganciare progetti “faro” già inseriti in collaborazioni globali di cosmologia osservativa e CMB (Cosmic Microwave Background”, “radiazione cosmica di fondo a microonde”); costruire partnership con istituti europei; attivare borse per giovani e mobilità mirata; presentare proposte a enti filantropici per coprire costi essenziali e sostenere assunzioni junior; moltiplicare scuole, workshop e corsi, sia in presenza sia da remoto. L’orizzonte è su tre tempi: breve periodo per tenere accese le attività e i percorsi formativi; medio periodo per rafforzare gruppi e relazioni; lungo periodo per contribuire alla ricostruzione di accademie e infrastrutture.
Questo si inserisce in una cornice europea che non si limita alla riparazione dei danni ma mira alla modernizzazione. La prospettiva è una roadmap di dieci anni che unisce formazione, scambi bilaterali, hub di innovazione, trasferimento tecnologico e rientro dei talenti. Integrare pienamente gli istituti ucraini nelle reti scientifiche del continente rende la ripresa più rapida e riduce il rischio di isolamento nel dopo-conflitto.
Il messaggio finale è pragmatico e motivante. La scienza “accende la luce” perché genera conoscenze, tecnologie e competenze che tornano alla comunità. Non è retorica, è una scelta operativa: presenza sul campo, formazione di studenti e giovani ricercatori, reti internazionali, finanziamenti mirati, progetti misurabili. Anche piccoli interventi, se ben disegnati, producono effetti cumulativi e riducono la perdita di capitale umano.
Per noi, come associazione e come rete di professionisti attenti al bene comune, le mosse a maggiore impatto sono chiare. Possiamo sostenere borse e micro-grant per studenti e dottorandi ucraini. Possiamo ospitare seminari, cicli di mentoring e corsi a distanza per dipartimenti in difficoltà. Possiamo promuovere raccolte fondi dedicate a didattica e piccole attrezzature. Possiamo attivare contatti con istituti europei già coinvolti, favorendo scambi e co-progettazione. Ogni passo, anche modesto, contribuisce a tenere viva una comunità scientifica che domani sarà una risorsa per tutti.
Ha chiuso la serata il breve intervento del dott. Fabrizio Brancoli, giornalista e vicedirettore di NEM – Nord Est Multimedia con delega a “Il Piccolo”, che ha offerto alcune riflessioni a margine della relazione del prof. Baccigalupi: dopo aver ringraziato il relatore per l’interessante conferenza, esposta con la passione sincera di chi ha vissuto in prima persona una realtà di guerra, ha sintetizzato il messaggio in tre parole chiave: – Passione: l’energia morale che spinge a cercare e raccontare la verità anche quando costa, evidente nella testimonianza di Baccigalupi; – Competenza: il rigore delle fonti, l’analisi dei contesti e la capacità di leggere i fatti oltre le semplificazioni, come emerso nel suo percorso professionale; – Speranza: la fiducia che dalla conoscenza nascano scelte migliori, alimentata dall’esempio di una comunità che ascolta e partecipa.
A questo proposito il dott. Brancoli ha ricordato un segno concreto di ottimismo: il Teatro Verdi gremito in occasione della conferenza del premio Nobel Brian Kobilka nell’ambito di Trieste Next, con 1.200 persone, molti giovani, rapite dal racconto del “linguaggio invisibile” con cui le cellule comunicano, prova che la scienza e la cultura sanno ancora mobilitare coscienze e curiosità. L’intervento è stato salutato da un convinto applauso e da un sentito ringraziamento per la presenza alla nostra serata.
Slides Prof. Baccigalupi
Articolo: Ukrainian wartime astronomy and
its prospects
Abbiamo accolto nel nostro sodalizio Marina Tonnina, presentata dalla madrina Lorella Ianderca. Marina ha lavorato per 32 anni in Alitalia come assistente di volo, raggiungendo la qualifica di Capo Cabina Principale su rotte nazionali, internazionali e intercontinentali. Spesso selezionata per i voli speciali della Santa Sede, ha avuto l’onore di ospitare a bordo San Giovanni Paolo II, alti prelati e giornalisti; ha frequentato corsi antincendio e di primo soccorso e si impegna nel sociale con gli Amici del Roseto di San Giovanni. Ha quindi dato lettura della promessa di impegno lionistico e, dopo aver espresso il suo “sì” al servizio, la madrina le ha appuntato la spilletta tra gli applausi di benvenuto di tutti i presenti.
Benvenuta, Marina: insieme mettiamo esperienza, professionalità e cuore al servizio della nostra comunità!

