Ater Trieste: esigenze e politiche abitative
Abbiamo avuto il piacere di ospitare il dott. Daniele Mosetti, Presidente di ATER Trieste, per una conferenza dal titolo «Esigenze e politiche abitative che Ater Trieste porta e intende portare avanti». Un tema centrale per la vita della città, che incrocia il diritto alla casa, la qualità urbana e l’inclusione sociale. Mosetti, 44 anni, manager con una formazione in Scienze Psicologiche del Lavoro e delle Organizzazioni e in Scienze Politiche, già membro del Consiglio di amministrazione ATER con delega all’ambito sociale, è stato nominato Presidente nel novembre 2024. La sua relazione ha offerto uno sguardo d’insieme sul ruolo storico dell’ente e sulle sfide abitative di oggi.
Mosetti ha ricordato come ATER Trieste affondi le proprie radici nel 1902, quando il Consiglio municipale istituì l’ICAM – Istituto comunale per le abitazioni minime – per rispondere al fabbisogno di alloggi popolari in una città in forte crescita. Nata come ICAM, ATER Trieste è oggi considerata la più antica istituzione d’Italia nel settore dell’edilizia residenziale pubblica. Nel corso del Novecento l’ente ha accompagnato tutte le grandi trasformazioni urbane: dalle prime case popolari legate allo sviluppo del porto, ai quartieri INA-Casa del dopoguerra, fino ai grandi complessi come Rozzol Melara, simbolo delle politiche abitative degli anni Settanta.
I numeri della casa pubblica a Trieste. Per comprendere il peso di ATER nel tessuto urbano, il relatore ha proposto alcuni dati aggiornati al 31 dicembre 2024. L’ente gestisce complessivamente 13.016 alloggi destinati alla locazione, di cui 11.298 di proprietà ATER e 1.718 di altri enti (Comune e altri soggetti pubblici). A questi si aggiungono 1.672 unità immobiliari diverse – magazzini, negozi, box, posti auto – anch’esse destinate alla locazione. La concentrazione maggiore è nel Comune di Trieste, che conta oltre 12.000 alloggi in gestione tra proprietà ATER e di altri enti, mentre il resto del patrimonio è distribuito nei comuni della provincia (Duino Aurisina, Muggia, San Dorligo della Valle, Sgonico, Monrupino).
Anche i flussi economici danno la misura della dimensione dell’ente: nel 2024 i canoni di edilizia sovvenzionata delle sole proprietà ATER hanno superato i 16,6 milioni di euro, con ulteriori valori derivanti dagli alloggi di altri enti, dall’edilizia convenzionata e dalle altre unità locate. Risorse che, come ha ricordato Mosetti, vengono in larga parte reinvestite in manutenzioni, recupero del patrimonio esistente e nuovi interventi.
Esigenze abitative: una città sotto pressione. Il Presidente ha inserito questi numeri nel quadro, ormai noto, della “crisi abitativa triestina”: liste d’attesa lunghe, canoni privati elevati e un mercato fortemente influenzato dal turismo e dagli affitti brevi. In questo contesto l’edilizia residenziale pubblica non rappresenta solo una risposta all’emergenza, ma una componente strutturale della coesione sociale cittadina. ATER è chiamata quindi a tenere insieme più esigenze: garantire alloggi dignitosi alle fasce economicamente più fragili, favorire l’inclusione di nuclei vulnerabili, sostenere politiche di rigenerazione urbana nei quartieri periferici e nei grandi complessi costruiti nel dopoguerra. In quest’ottica si collocano esperienze già avviate nel passato, come i progetti “Microaree” e i laboratori di rigenerazione urbana , che hanno messo al centro il rapporto tra edilizia, servizi e comunità.
Politiche abitative: continuità e innovazione. Mosetti ha sintetizzato in particolare alcune linee di lavoro che ATER Trieste sta portando avanti:
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Recupero degli alloggi sfitti: ridurre al minimo il patrimonio non utilizzato, accelerando manutenzioni e riassegnazioni per dare risposta più rapida a chi è in graduatoria.
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Social housing e mix sociale: promuovere progetti che affianchino all’edilizia sovvenzionata forme di locazione a canone moderato, con l’obiettivo di evitare concentrazioni di disagio e favorire un buon equilibrio sociale nei quartieri.
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Gestione mirata della morosità: intervenire con strumenti differenziati, distinguendo tra chi non può pagare e chi non vuole pagare, accompagnando le famiglie in difficoltà con percorsi di sostegno e prevenendo, per quanto possibile, lo sfratto come esito finale.
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Rigenerazione urbana e qualità dell’abitare: riqualificare non solo gli edifici, ma anche gli spazi comuni, i servizi di prossimità, le aree verdi e gli spazi di socialità.
In questo percorso ATER Trieste guarda anche a modelli europei avanzati. La recente visita studio a Vienna, organizzata insieme alla Regione Friuli Venezia Giulia, ha permesso di approfondire le esperienze di social housing della capitale austriaca: quartieri residenziali con spazi condivisi, servizi integrati, attenzione all’efficienza energetica e alla qualità architettonica. Un riferimento importante per ripensare, nel tempo, la casa pubblica triestina in chiave più moderna e inclusiva.
Casa, comunità e responsabilità sociale. In chiusura, Mosetti ha sottolineato come la casa non sia solo un tetto, ma il punto di partenza per l’integrazione sociale, l’accesso ai servizi, la crescita dei figli, la qualità della vita quotidiana. Per questo la collaborazione tra ATER, istituzioni, mondo del volontariato e realtà del territorio può diventare un fattore decisivo.
La serata è stata condotta dal Vice Presidente Claudio Vascotto, in qualità di facente funzione della Presidente Luisella Zecchini, impegnata all’estero.

